Da molteplici testimonianze orali e scritte, la sua appare una personalità ricca, rorompente e generosa,maturata dentro la Gioventù Femminile di Azione Cattolica, alla quale l’avevano indirizzata fin da piccola i genitori. Nell’ Associazione, attraverso l’impegno costante di formazione e di amore agli altri, e nel servizio ecclesiale, iniziato assai precocemente e continuato fino alla fine, passando da una sezione all’altra con gioiosa dedizione, trovò la sua vocazione di apostolato, diventando, quasi con spontaneità e naturalezza, maestra di vita ( secondo la testimonianza del suo Parroco, padre Basilio, v. biogr. Pag.64). Fu dapprima delegata Aspiranti nella sua parrocchia e poi delle Giovanissime, sezione nata nel dopoguerra per dare una formazione più adeguata alle adolescenti. A questa sezione, originata da una felice intuizione pedagogica, in fase ancora sperimentale Agnese si dedicò appassionatamente, forte anche della fiducia che le esprimevano
le dirigenti nazionali e la Presidente diocesana che la incaricò di fondare la “Sezione Giò” nella Diocesi. La sua disponibilità non si limitava a quanto richiesto dall’impresa affidatale, ma giungeva a seguirle quanto più possibile, personalmente, scrivendo anche molte lettere a Giovanissime e delegate per incoraggiare, sostenere e illuminare. Introdusse anche le Scuole di apostolato nelle vicarie. Segnalata alla Delegazione regionale della G.F. partecipò ad un corso regionale che si rivelò importante per il suo cammino vocazionale. In quell’ occasione fece anche l’importante esperienza degli Esercizi spirituali. Fu invitata a Roma a frequentare il corso nazionale di Formazione. Partecipò ad un primo corso ad Assisi e ad un secondo a La Verna, dove si rafforzò la sua impronta francescana. Ricevette, al termine del secondo corso, il crocifisso di Propagandista”,
considerato non come una promozione, ma come un mandato missionario. Grande fu la sua gioia e questo orientò più chiaramente la sua chiamata alla consacrazione
nel mondo. Visitò numerose parrocchie e diocesi in varie parti d’Italia per convegni o settimane di formazione, senza essere ostacolata dai familiari. Poi sopravvenne a 22 anni la malattia grave, inesorabile, piuttosto difficile da individuare e ancor più da curare. Qualche esaurimento al principio, con brevi intervalli di ripresa e, in seguito, Agnese si trovò progressivamente consegnata alla malattia. Questa le fece interrompere gli studi universitari, in uno stadio ormai avanzato. Molte furono le prove che si trovò ad affrontare in questo periodo in mezzo a vicissitudini ambientali e lutti familiari. Il Papa Pio XII, durante la sua malattia, le usò tre particolari attenzioni: esortandola, in occasione di una udienza all’ A.C. Femminile, a curarsi e ad avere coraggio; procurandole, su segnalazione di una dirigente, la streptomicina per le cure necessarie e donandole un rosario col quale lui stesso aveva pregato. Questi gesti la commossero profondamente. Per curarsi dovette ricoverarsi al Policlinico Umberto l° a Roma, nel 1952, dove fu sottoposta ad esami vari. Poi, dopo una sosta ad Adria e la ripresa inaspettata della malattia all’inizio del 1953, ritornò di nuovo a Roma nella Clinica di Via Nomentana presso le Suore Serve di Maria. “Sorella Morte” la trovò preparata, pur nella grande sofferenza e accettò pienamente la volontà di Dio.
NOTE BIOGRAFICHE E TESTIMONIANZE
Agnese è nata il 14 aprile 1929 in un piccolo paese, in riva al Po, S. Maria in Punta, (in provincia di Rovigo), tra gente forte ed essenziale, da genitori di fede cristiana e di buona cultura: il padre Anacleto Simoni era avvocato e la madre EIsa Maritano, maestra elementare. Agnese era la prima di quattro fratelli, a cui era molto legata come sorella maggiore. La famiglia è stata la sua prima grande scuola e il suo grande porto. Condusse una infanzia semplice e serena in questo angolo di mondo modesto, ma suggestivo, dal punto di vista paesaggistico, che portò sempre nel cuore. A 1O anni Agnese, con la famiglia, si trasferisce nella vicina cittadina di Adria in un ambiente più evoluto e stimolante, e culturalmente più elevato, con antiche tradizioni storiche, culturali ed ecclesiali. Qui frequentò il ginnasio e il liceo classico, preparandosi con regolarità agli studi universitari, scegliendo dapprima la facoltà di Medicina, abbandonata, poi, a causa della grave perdita del fratello Lino, avvenuta nel 1948, per un incidente che provocò in lei una vera crisi; decise allora di passare agli studi di Lettere alla Facoltà di Padova. Ad Adria visse il tempo tra la fine della guerra e la grande alluvione (1951), due catastrofi che lasciarono il segno a lungo in un territorio già depresso come il Polesine. C’era anche povertà e Agnese sapeva soccorrere e donare. C’era mancanza di mezzi di comunicazione e di trasporto, disagi da sopportare. Agnese sapeva superare lietamente i disagi. Fu profuga a Roma e ospite dell’ Azione Cattolica, in occasione dell’alluvione. Amava lo studio, era intelligente, volitiva alacre in tutto. Si sarebbe laureata se la malattia non fosse sopravvenuta ad impedirglielo, pur tuttavia affrontando qualche esame. Il più grande “esame”, la più dura prova che dovette affrontare fu però quella, in situazione di malattia sua propria grave, del lutto improvviso e imprevedibile della morte del padre, nel febbraio 1953, che la rattristò terribilmente, nella condivisione più acuta del dolore della famiglia e soprattutto della mamma. In un crescendo di avversità, si trovò a mettere in pratica quell’ abbandono alla volontà di Dio che in un suo scritto aveva espresso come un mettersi nelle “braccia del Buon Dio con una fiducia piena, totale e illimitata”. Agnese era eloquente e affascinante nel parlare, e scriveva anche molte lettere con facilità e spontaneità, esprimendo un vero dono di relazione, di comunicazione, di guida spirituale. Scriveva anche come corrispondente per “Squilli”, il giornale dell’Associazione, nelle pagine dedicate alle giovanissime, con stile personalissimo, raccontando in chiave di vita quotidiana la fede. Scriveva storie, parabole del vivere, con mano felice e anche con venatura poetica: pagine vive su temi di vita, di amicizia, di attesa del futuro da maturare. E scriveva anche di sé e del suo cammino dietro al Signore, confidenze che facevano tutt’uno con il suo impegno formativo. Dopo la morte del padre, tornata a Roma per l’ultima volta in condizioni di forte aggravamento, le erano accanto la mamma e la sorella Mariuccia, le amiche dell’ Azione Cattolica, e perfino le Giovanissime dell’ Associazione interna alla comunità presso la quale lei si trovava ricoverata. Al suo capezzale giunsero anche l’Assistente diocesano di Azione Cattolica Don Ferdinando Frison che tanto l’aveva accompagnata e apprezzata nell’attività diocesana e il suo Padre Parroco che celebrò l’Eucaristia nella sua stanza la mattina
stessa dell’ Ascensione in cui si concluse la sua vita. E’ facile pensare che la Mamma celeste sia venuta a prenderla per mano quando, nella sera, dopo il rosario e le litanie mariane guidate dalla sorella, consegnò se stessa in una preghiera silenziosa, e proprio Lei l’abbia condotta all’abbraccio del “Signore della sua vita”. Era il 14 maggio 1953. La sua città accolse trepida e commossa le spoglie di Agnese. Ha lasciato un ricordo indelebile nell’ Associazione e nella nostra chiesa locale.