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Carlo Chiarato

Nato ad Adria il 21 dicembre 1909, Carlo Chiarato fin da giovanissimo milita nelle fila dell’associazione dell’Azione Cattolica della parrocchia della Cattedrale dei santi Pietro e Paolo. La sua maturazione sociale avviene, dunque, all’interno dell’A.C., convincendosi della necessità che i cattolici debbano impegnarsi nella vita pubblica per portare la testimonianza del Vangelo in ogni settore della società. In questo senso sviluppa una sua opposizione al fascismo che vuole strumentalizzare la fede religiosa e reprimere le iniziative formative della Chiesa. Nel 1943 è impiegato al locale Consorzio Agrario: gli avvenimenti che segnano e seguono la caduta del fascismo (25 luglio: Mussolini è sfiduciato dal Gran Consiglio; 8 settembre: armistizio fra Italia e Alleati, mentre “la guerra continua”; 12 settembre: Mussolini è liberato dai tedeschi e, su pressione di Hitler, dà vita alla Repubblica Sociale Italiana) vedono Chiarato attivarsi, assieme ad altri antifascisti adriesi, per organizzare la resistenza. Il 20 ottobre 1943 Chiarato e il prof. Mariano Coletti, già identificati come antifascisti, vengono avvicinati da un personaggio che, sotto il (falso) nome di Ignazio Costa, si presenta come partigiano riparato al nord dall’Italia centrale, mostrandosi al corrente di iniziative di opposizione ai nazi-fascisti, e offrendosi per fornire ulteriori informazioni al fine di organizzare la resistenza. In realtà si tratta di un sicario che, d’accordo con il prefetto fascista di Rovigo, mira ad eliminare gli oppositori. Chiarato e Coletti non si nascondono il pericolo, ma decidono di dover rischiare: vanno all’appuntamento fissato per la sera del 22 ottobre presso il cimitero di Adria, e qui il sedicente Costa spara contro di loro diversi colpi di rivoltella: entrambi feriti, Chiarato mostra subito le condizioni più gravi, ma non vuole essere trasportato all’ospedale: chiede di essere condotto fra gli amici dell’Azione Cattolica, che stavano partecipando a un incontro spirituale, e solo più tardi, dopo aver ricevuto la Comunione, su insistenza del parroco viene portato all’ospedale dove muore avendo perdonato al suo assassino: «Perdono chi mi ha colpito e muoio volentieri offrendo la mia vita per la Chiesa e per la pace».

 

(Questo materiale verrà inserito all'interno della mostra virtuale "La Santità del quotidiano" creata dall'AC in vista dell'incontro nazionale del 4 maggio e sarà mostrata la mattina del 4 maggio durante l'animazione in Piazza S.Pietro)