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La Scuola che lascia il Segno - SFS

Tra il 16 e il 18 aprile si è svolta a Rimini la Scuola di Formazione per Studenti (SFS) promossa dal Movimento Studenti di Azione Cattolica (MSAC). Il titolo di questa SFS 2010 è stato “La scuola che lascia il segno” e anche noi del Settore Giovani di AC della nostra diocesi non siamo voluti mancare a questo importante appuntamento in cui, tra l’altro, si festeggiavano i 100 anni del Movimento Studenti. ALBUM FOTOGRAFICO


In questi 3 giorni MOVIMENT-atissimi, abbiamo potuto riflettere su diversi temi importanti, primo su tutti la partecipazione attiva alla realtà scolastica, la voglia di lasciare un segno! Non i tanti segni e di-segni che si lasciano (e che lasciamo anche noi!) sui banchi di scuola, quanto piuttosto il segno lasciato dalle relazioni tra compagni e con i professori, il concepire la scuola come un aiuto alla realizzazione del proprio progetto di vita. Tutto questo avviene se si considera la scuola come una seconda casa che tuttavia non ci deve sembrare una prigione, ma un luogo in cui sviluppare la nostra libertà di pensiero.
E’ questo che ci ha ricordato Saretta, la Segretaria Nazionale MSAC, nel suo saluto iniziale di venerdì 16.
Alla sera abbiamo ricordato l’importante figura di Vittorio Bachelet, testimone ancora forte, a 30 anni di distanza dalla sua tragica morte, di quella voglia di credere nelle istituzioni e di essere cittadini concreti, non solo nel momento del voto ma nel perseguire il bene comune. Preludio di ciò che avremmo trattato il giorno successivo.
Sabato 17, infatti, ci attendeva, alla mattina, un incontro su passione politica e bene comune tenuto vivissimo da tre ospiti: Giovanni Maria Flick (già Presidente della Corte Costituzionale), Beatrice Draghetti (Presidente della Provincia di Bologna) e Diego Motta (giornalista di Avvenire).
Il panorama che ne è stato ricavato su politica e istituzioni non è per niente rassicurante. Ma è stato molto positivo il fatto che non ci si sia fermati sulla mera critica di analisi, ma che siano state fatte delle proposte.
Flick ha sottolineato il fatto che istituzioni e politica siano diventate autoreferenziali, perdendo di vista i valori di riferimento. La cosa preoccupante è che questi valori sono intrinseci alla Costituzione e questo ci dovrebbe far pensare. Solo attraverso la conoscenza della Costituzione sarà possibile riappropriarci delle istituzioni e della politica nel loro vero significato.
Tutto questo comporta una seria assunzione di responsabilità. Motta ha rilevato un effettivo aumento della partecipazione, anche politica. Ma siamo sicuri che all’aumento quantitativo della partecipazione, sia corrisposto anche un incremento qualitativo? Chiediamoci allora qual è il nostro modo di partecipare… Per una vera adesione bisogna, però, estraniarsi dalla logica assillante del “consenso giorno per giorno”.
La Presidente Draghetti è andata un po’ più a fondo nell’analisi del bene comune a livello amministrativo. La sua partenza è stata molto semplice: etimologia del termine “amministrare”  minister  servo. La parola d’ordine di chi amministra quindi è SERVIRE. Per far ciò servono dei prerequisiti, uno stile e dei contenuti.
I prerequisiti prendono spunto da quel che era stato detto in precedenza, ovvero l’assunzione di responsabilità. Le persone che amministrano devono essere allenate al servizio, rispondendo di ciò che si fa e che si è.
Lo stile presuppone il fatto che si deve avere la consapevolezza di avere in consegna qualcosa che non è di nostra proprietà e quindi si deve aver cura di migliorarlo e di porlo nelle condizioni migliori a colui che verrà.
I contenuti contengono il lavorare per realizzare i bisogni altrui e la capacità di discernimento attraverso la quale ci si può abituare a maneggiare argomenti e ragionamenti arrivando ad una sintesi.
In conclusione si è discusso sulla necessità di tradurre i valori cristiani in alfabeto laico in modo che possano essere discussi anche da chi non è credente. E questo è un aspetto fondamentale in una società, e quindi anche in una scuola, multi-etnica e poliedrica come la nostra.
Al pomeriggio, causa chiusura del traffico aereo, non abbiamo potuto avere presente il Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni ma abbiamo potuto godere di un’intervista telefonica live al Ministro curata dal Vice-Giovani nazionale, Marco Iasevoli.
Il messaggio del ministro Meloni è stato chiaro. Non preoccupiamoci degli scontri che potremmo avere per affermare le nostre idee, anche se vanno contro un “governo amico”. L’importante non è difendere la politica ma la nostra generazione.
In seguito sono intervenuti Max Bruschi (consigliere politico del Ministro Gelmini) e Giovanni Bachelet (deputato della VII Commissione Cultura della Camera dei Deputati) discutendo dei vari aspetti dell’ultima riforma scolastica e dell’idea di scuola alla quale puntano le parti politiche, evidenziando punti convergenti e divergenti.
Un punto di convergenza sembra abbastanza chiaro ed è quello che tralascia i vari aspetti economici e burocratici e si concentra sugli aspetti paradigmatici della didattica e dell’educazione. Il sapere, quindi, non deve essere fine a sé stesso, ma deve essere rimesso in gioco, in discussione per creare delle menti erranti.
Domenica 18 è stata dedicata ai festeggiamenti dei 100 anni del Movimento. A sorpresa sono stati premiati gli ex-msacchini (solo per l’età ma lo sono ancora con lo spirito) della nostra diocesi!
Ringraziamenti doverosi vanno all’Equipe Nazionale per la meticolosa preparazione dell’evento, agli ospiti intervenuti per i loro brillanti contenuti, all’autista Mirko per la disponibilità e la pazienza, al nostro Assistente Don Emanuele Sieve ma soprattutto ai ragazzi e ai miei colleghi educatori, Alberto “Burio”, Alberto “Budda” ed Elena, colonne portanti in questa stupenda (e formativa!!) esperienza.

Daniele Pellegrinelli
Vice-Presidente Giovani Azione Cattolica

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