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Giovedì 18 marzo u.s., vigilia della festa di S. Giuseppe, si è tenuto in modalità on line, un momento di spiritualità promosso dal MLAC e dal settore adulti di Azione Cattolica, inserito nel cammino che l’Associazione diocesana sta intraprendendo in questo anno associativo caratterizzato dalla pandemia. La serata si è arricchita dalla presenza di Johnny Dotti imprenditore sociale, pedagogista, docente universitario nonché autore di numerosi testi. L’incontro è stata un’occasione per riflettere sui temi della genitorialità, educazione e lavoro, partendo dalla figura di San Giuseppe alla luce anche della lettera apostolica “Patris Corde” regalata da Papa Francesco in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di S. Giuseppe quale patrono della Chiesa universale.
L’incontro è iniziato con un momento di preghiera condotto da don Damiano Furini, assistente unitario dell’ AC, che ci ha ricordato come Giuseppe “con cuore di padre “ abbia amato Gesù. Nella “Patris Corde” papa Francesco dedica una meditazione molto bella sul modo in cui Giuseppe è stato padre per Gesù, al punto da dire che Gesù ha visto la tenerezza di Dio in Giuseppe. La paternità, la genitorialità sono veicoli attraverso i quali si genera alla fede in Dio. Giuseppe, custode della vita umana, figura straordinaria in quanto vicino alla condizione umana, che agisce in modo discreto, inosservato ma che si mette al servizio della vita di Gesù e Maria. La storia della vocazione di Giuseppe è costruita sui sogni (Non temere di prendere con te Maria, Alzati fuggi in Egitto, Alzati e va’ nella terra d’Israele, Avvertito in sogno si recò nella regione della Galilea) e alla sua obbedienza alla volontà di Dio. L’intervento di Johnny Dotti ha messo al centro dell’attenzione la figura di Giuseppe come genitore e lavoratore. Giuseppe è un vero padre, conosce i traumi e i dubbi che la vita gli pone, prende Maria con sé non per sé, costruisce la condizione perché il Figlio possa venire al mondo e poi se ne prende cura. Giuseppe non conosce divieti ma obblighi morali, fa crescere il figlio, lo protegge e per lui va via dalla propria terra, emigra. Noi genitori oggi come proteggiamo i nostri figli? Giuseppe costruisce le condizioni perché il Figlio cresca, lo ascolta, lo lascia libero di rispondere, scegliere, andare, sa che il suo ruolo di padre è a termine. Gesù lavorava con Giuseppe fin da piccolo e anche noi dobbiamo far riscoprire, fin da piccoli, il valore del lavoro ai nostri figli, attraverso piccoli gesti/servizi da vivere in famiglia nella quotidianità. Per Giuseppe il lavoro non viene per primo, si lavora per vivere e non viceversa. Durante la sua esistenza Giuseppe lascia il lavoro due volte (quando va in Egitto e poi ritorna indietro), abbandonando le poche certezze che aveva, per custodire la propria famiglia, per lui viene prima la vita e poi il lavoro, anche essere padre, di fatto, è un lavoro. Giuseppe è un uomo concreto, nella sua esistenza quotidiana discreta ci insegna che testa, cuore e mani vanno tenuti insieme! Da Giuseppe riceviamo un grande insegnamento: in ogni circostanza della sua vita ha saputo pronunciare il suo “fiat” come Maria nell’Annunciazione e Gesù nel Getsemani. L’incontro è stato molto interessante e ricco di spunti di riflessione non solo per il gruppo ma anche personali, ci ha aiutato ad approfondire con un taglio diverso e più attuale la figura di Giuseppe, di cogliere la sua grandezza nell’infinita riservatezza.
Pubblicato su La Settimana di Domenica 18 Marzo 2021